IL TAICHI E LO SCONTRO, O DIFESA PERSONALE.
Il TaiChi è un’antica arte marziale.
Per “usare” il TaiChi bisogna prima di tutto costruire il “corpo”, la “struttura interna”, cioè un corpo che si muove secondo le biomeccaniche interne, mantenendo un insieme ordinato di forze composte e sinergiche.
Dopodiché bisogna conseguire una certa velocità di esecuzione in ogni tecnica e il “fajing” o forza esplosiva disponibile in ogni piccolo o grande movimento all’interno della forma o Taolu praticata, è la concreta visualizzazione manifesta e completa del potente colpo creato dalla forza cinetica espressa con l’intero corpo, dall’interno verso l’esterno, dai piedi fino alle mani. Poi bisogna saper decifrare le tecniche poste all’interno del singolo movimento per poterle applicare in situazioni di combattimento reale, o per lo meno più vicino possibile alla fattibilità dell’evento e quindi bisogna conoscere la teoria e la pratica del combattimento, il quale non dipende dallo stile che si studia, ma dalla velocità, tempistica e spazio che, come si suol dire, la fanno da padroni sul risultato finale. Infine, per quello che riguarda in modo specifico il TaiChi o Taijiquan, bisogna sapere passare in modo fluente, dalla forza Yin alla forza Yang, in una continua e dinamica successione di movimenti, che è ben rappresentata dal diagramma delle forze contrapposte nell’ormai conosciuta figura del TaijiTu (il cerchio con le due virgole opposte in bianco e nero). Lo studio del Taijiquan, come ogni cosa (se fatta bene!), si compone di tempo, volontà e pratica continua. Il percorso è lungo, paziente e a volte molto faticoso, ma di indescrivibile pragmaticità.